Dieci anni di Muri e Confini

È una giornata di sole di metà autunno, la luce arancione illumina le pareti della casa, dai colori vivaci. Sono seduta di fronte a Claudio Paletto e a Maddalena Merlino, in un’atmosfera familiare, calda. Sono lì per farmi raccontare di Walls and Borders, il film collettivo realizzato nel 2009 per International Help Onlus e che negli anni ha fatto il giro del mondo.

“Com’è nata l’idea di un film collettivo?” Ho chiesto per prima cosa. Da giovane cineasta, non mi è mai capitato d’imbattermi in un film di questo tipo, oggi si premia di più la competitività che la collaborazione. Da questo momento, per un’ora, sono stata immersa nella vita pulsante di questo film, nella storia dei suoi creatori, in un’idea di cinema indipendente che ha la capacità di scorgere ad occhio nudo tutte le criticità di un mondo che deve ancora capire e scoprire i suoi problemi.

Claudio Paletto e Armando Ceste si conoscevano dagli anni 80. Armando è stato il padre del Collettivo Cinema Militante di Torino e Claudio ne era al suo interno. Insieme hanno preso parte a svariati film collettivi, come quello sugli operai della Fiat, contribuendo a creare una rete di registi indipendenti, accomunati dalle stesse ideologie per un cinema impegnato, collaborativo, militante.

Entrambi conoscevano i fondatori della Onlus International Help, fondata nel 1994 e che si occupa di portare aiuti nelle zone più disagiate del globo. Oggi hanno un ospedale a Kabul, combattono la tratta di schiavi in Guatemala, forniscono assistenza ai profughi nel Kurdistan Irakeno e aiutano in altre zone bisognose di protezione.

“Nel 2008 Armando Ceste è già malato, ma vuole continuare a fare cinema, un cinema impegnato. […] Ed è così che ad una cena, pensando a come raccogliere i soldi per International Help Onlus, viene l’idea di una chiamata alle armi di registi indipendenti e non, italiani e stranieri, per creare un film collettivo e il 2009 sarebbe stato il ventennale della caduta del muro di Berlino, ecco perché il tema “muri e confini”.” Racconta Paletto.

Sono accorsi alla chiamata 83 registi, quella “macchina infernale”, come la chiamano scherzosamente Claudio e Maddalena, era partita e li ha travolti come un’onda a ciel sereno. “Tutti i registi ci hanno fatto un grande regalo donandoci i loro film.” Dice Paletto. I ricavati, infatti, sono stati interamente devoluti ad International Help Onlus.

A questo punto, essendo Armando molto malato, e trovandosi sommersi dal lavoro da fare, Maddalena e Claudio prendono in mano le redini produttive del film.

“Quando ci sono arrivati tutti questi corti, ci siamo posti il problema di come metterli insieme. Non volevamo fare una cosa curatoriale, sennò il film sarebbe diventato troppo nostro, quindi abbiamo deciso di riordinare i corti in ordine alfabetico. Per puro caso Walls and Borders si apre con l’episodio sul muro di Gaza e si chiude con quello di un ragazzo che fa parkour e che scavalca un muro altissimo. Per noi tutto questo era perfetto.” Racconta Maddalena Merlino.

Armando ceste, “il padre nobile di questo film”, muore prima di vedere l’opera finita e prima di poter contribuire con un suo corto.  È a lui che Maddalena e Claudio hanno dedicato Walls and Borders, inserendo in apertura un corto di Armando, l’unico non inedito, realizzato sei mesi prima.

“il titolo è Movimento, ed è la storia di un profugo che annega e arriva su una spiaggia. Stiamo parlando del 2008, quindi questo è un altro segno anticipatore di tutto quello che è successo più avanti.” Dice Paletto.

Ciò che mi ha colpita di più parlando di Walls and Borders, è stato proprio lo sguardo premonitore che questi registi hanno avuto nei confronti della realtà circostante. Mi è venuta la pelle d’oca pensando a quanto le tematiche qui espresse siano ora al centro del dibattito internazionale: razzismo, immigrazione, violenza contro le donne, guerre.  È questa la potenza del cinema, di un certo cinema, quella di osservare nel profondo della società e di portare a galla problematiche che sono ancora sotterrate ma che spingono per venire in superficie.

Walls and Borders ottiene al Torino Film Festival del 2009 uno spazio in prima serata al Cinema Massimo, dove viene proiettato, per la durata di cinque ore. “Ma il sorprendente”- come dice Paletto – “è stata la vita che ha avuto dopo. Da lì in poi è partito un passaparola che non si è più fermato. Le risposte che abbiamo avuto in giro per il mondo sono state di una grande curiosità. Nonostante in Italia sia stato molto apprezzato, ha avuto ancora più successo all’estero.”

Sono stati ospiti al Festival International du Film Court ed Documentaire di Casablanca, all’Istituto Italiano di Cultura di New York ed è stato proiettato anche a Gaza, Città del Guatemala, Tunisi, il Cairo e Montreal.

Oggi, al trentennale della caduta del muro di Berlino, Walls and Borders approda su Streen. Ciò permette, oltre a rinnovare gli aiuti verso International Help Onlus, di poter fare esperienza di quest’opera immensa e di deciderne la fruizione: la sua modularità ne permette un uso molteplice. Lo si può guardare per intero o dividerlo in base alle tematiche d’interesse. Ma a prescindere da tutto ciò, è un film fortemente indipendente, che sostiene un’idea di cinema a cui oggi, non viene dato molto spazio, cioè un cinema fatto di collaborazione e di obiettivi nobili, dove registi affermati, sceneggiatori, attori, giovani filmmaker alle prime armi, lavorano spalla contro spalla, per creare un’opera che abbia un impatto concreto sul mondo in cui vivono e che possa dare una voce a tutti quei fenomeni che fanno fatica ad essere portati all’attenzione.

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