Medusa - storie di uomini sul fondo Un film di Fredo Valla
Medusa è il nome di un sommergibile italiano. Il 30 gennaio 1942, silurato dal sommergibile inglese Thorn, affondò al largo di Pola, nell’Adriatico.
Gran parte dell’equipaggio morì nello scoppio. Quattordici uomini rimasero vivi nella parte di poppa a 30 m. sul fondo. Navi, sommergibili e palombari vennero per salvarli.
I marinai prigionieri attesero comunicando con i soccorritori in superficie attraverso il filo della boa telefonica. Il vento si alzò, cominciò a nevicare e i soccorsi furono sospesi.
Morirono tutti.
Sessant’anni dopo Pietro Spirito, giornalista e scrittore, si fa esploratore di memorie. Vuole comprendere che cosa accadde e perché i marinai del Medusa non furono salvati. L’esploratore di memorie visita luoghi e archivi, incontra familiari, testimoni oculari ed esperti della guerra sottomarina, raccoglie le foto dell’equipaggio, si immerge nel punto dell’affondamento, visiona film d’epoca, accumula brandelli di memoria, immagina come in un film d’animazione i fatti accaduti in quei giorni. Compone i tasselli di questo puzzle emotivo.
Medusa vuol essere un tipo particolare di documentario. Non solo un’inchiesta su un fatto storico; non solo un susseguirsi di testimonianze e documenti in gran parte inediti. Il film si snoda fra tappe e registri talora discordanti, addirittura stridenti agli occhi dello storico di professione. Laddove memorie, fotografie e documenti non sono sufficienti a spiegare o evocano immagini ed emozioni, l’esploratore di memorie “ricostruisce mentalmente la scena” come un cartone animato.
Medusa narra di uomini in attesa di essere salvati, di altri che tentarono di riportarli sulla superficie del mare. Narra di armi e di siluri, di congegni di salvataggio che facevano cilecca, di archetipi, di destini e di morte.
Medusa compie un percorso emotivo. Racconta della memoria che svela ciò che si è nascosto anche a se stessi. Del ricordo che si sfrangia e si trasforma, fino a diventare memoria della dimenticanza.