
Magico realismo. Il cinema di Silvio Soldini
Difficile individuare modelli di riferimento (agli inizi Godard e Wenders ma anche Antonioni e Ozu) per un regista come Silvio Soldini che, al contrario, ha saputo portare una sua propria originalità nel farsi di un cinema poco legato alla tradizione italiana e invece molto attento ad un respiro più ampio, quasi universalistico anche quando narra, come spesso gli accade, storie “minimaliste” di provincia e di semplici sentimenti.
Il cinema di Silvio Soldini ha insinuato negli spettatori sapienti dubbi concettuali in virtù di un itinerario che dal naturalismo e realismo dei primi suoi film si è corredato vieppiù dalla linfa della metafora. Dall’individuazione della Galassia borghese disvelata mediante la costruzione di personaggi-archetipi, avvolti dalla vocazione delle aporie e dal solipsismo, fino ad ammantare di “surrealismo” le azioni del loro ménage quotidiano. Per fare l’ingresso nella ricognizione sociale e indirettamente politica, soprattutto con i suoi documentari e nell’analisi comportamentistica: per penetrare, quindi, nel viaggio utopico e nella fuga estatica, a volte attraverso “falsi movimenti”. Il cinema di Silvio Soldini come intellettuale “periscopico” di produzione della differenza, stimolazione del dubbio, provocazione di limpida fattura culturale.
Sono queste le tematiche che vengono attivate e risolte da Domenico Lucchini, con un copioso e approfondito “essai”. Una circumnavigazione che tocca tutti i lidi dell’articolato mosaico della tramatura dell’autore milanese, nonché i litorali della decifrazione linguistica, dal registro neorealista a quello favolistico, (il “magico realismo”) che pervadono i suoi 40 film. Il primo e completo discorso sul cinema soldiniano in Svizzera e che manca in Italia da un ventennio; il merito è duplice.
Durante una gita turistica in pullman, Rosalba, una casalinga di Pescara, viene dimenticata in un autogrill. Un po' offesa, invece di aspettare che marito e figli vengano a riprenderla, decide di tornarsene a casa. Ma poi si ritrova su un'auto diretta a Venezia, lei non c'è mai stata, il giorno dopo è domenica...
Quello che doveva essere un giorno di libertà si trasforma in una “piccola vacanza” – come lei stessa la definisce nella lettera che manda a casa.
Mimmo, suo marito, è fuori di sé. Scopre che un suo dipendente idraulico, Costantino, è un grande lettore di libri gialli e lo spedisce a Venezia alla ricerca della moglie di cui non ha nessun recapito.
Intanto Rosalba ha iniziato una nuova vita. Ha trovato un lavoro da un vecchio fioraio anarchico, vive a casa di Fernando, un enigmatico cameriere di origine islandese appassionato dell’Orlando Furioso ed è diventata amica intima di Grazia, sua vicina, estetista e massaggiatrice olistica.
Spinta da Fernando, Rosalba ha anche ripreso a suonare la fisarmonica, sua antica passione. Così, quando Costantino, l’idraulico-detective, dopo varie peripezie riuscirà a sovarla, rimarrà anche lui invischiato in qualcosa che non aveva previsto…