Nel 1960, Moreno osserva una famiglia di tedeschi che, ogni estate, va a trovare suo padre, Angelo, nel loro remoto villaggio italiano. Nel 2019, Ambra decide di riparare una bicicletta con suo padre, Moreno, e si domanda: il rimpianto può essere trasmesso nel nostro patrimonio genetico?
Das Rad – la bicicletta – ha richiesto 8 anni di lavorazione e progettazione. È la ricostruzione documentale e intima che la regista ha fatto del rapporto fra la sua famiglia e quella di Edmund, il bambino tedesco con cui il nonno Angelo riparò la bicicletta utilizzata per fuggire dalla Germania nel 1945.
NOTA DI REGIA
Quattro anni fa ho regalato un diario a mio padre e gli ho chiesto di scrivere quello che si ricordava della fuga in bicicletta di suo padre, Angelo, dalla Germania, nel 1945. Il diario si è riempito velocemente di disegni, appunti, e pensieri sparsi. Da qui è iniziato un percorso di ricerca per ricomporre la storia di mio nonno e della sua amicizia con Edmund, il bambino Tedesco che lo aiutò a costruire la bicicletta utilizzata per la fuga.
Analizzando gli appunti del diario, un dettaglio sulla ricostruzione della bicicletta mi aveva particolarmente colpito: I due amici avevano sostituito la camera d’aria con tappi di sughero, rendendo cosi la ruota molto pesante ma praticamente indistruttibile.
Ho deciso di sperimentare il funzionamento di questa scelta con mio padre e i suoi fratelli, chiedendogli di ricostruire da zero una bicicletta utilizzando lo stesso metodo. Durante la ricostruzione la condivisione dei ricordi è stata intensa e la memoria ha preso forme più precise e definite. In seguito a questa esperienza, ho deciso di contattare Uwe, il figlio di Edmund, e di visitarlo. Uwe, con mia grande sorpresa, ha raccolto negli anni tantissimo materiale riguardante i viaggi della sua famiglia in Italia, video in super8, fotografie e lettere.
Attraverso il materiale raccolto, potente e frammentario allo stesso tempo, racconto la storia di due incontri.