Questo percorso attraverso la memoria privata e il continuo accavallarsi di situazioni, di luoghi e di sensazioni, insieme a un uso del repertorio rallentato e distorto, costituiscono la cornice di una ricostruzione non analitica, ma soggettiva ed emozionale della situazione degli immigrati dal Piemonte.
Il film così rivisita la loro presenza dal dopoguerra a oggi nella storia argentina, dal peronismo fino alla crisi economica, attraverso il periodo buio e sanguinoso della dittatura militare.
“Il viaggio che è al centro di questo film è soprattutto un viaggio mentale, e in questo modo si riesce a superare la distinzione tra lo spazio (le strade e i luoghi di una Argentina “riscoperta”) e il tempo (la storia/repertorio e i racconti dei testimoni).” (A. Signetto)