Liberamente tratto da un racconto di André Breton. Presentato alla LIII Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. In concorso in diversi festival italiani ed europei, tra cui il Festival delle Culture Mediterranee di Bastia.
Metafore… una casa, più case; un quartiere, più quartieri; una città, più città; un mondo. Mondi diversi.
Nel nostro mondo, nel nostro quartiere una casa è in costruzione.
Il progetto della casa è illogico. Architettonicamente. Il concetto del nuovismo fine a se stesso. Rispetto al quartiere, la casa è l’intrusione di spazi e tempi di vita diversi.
Gli abitanti del quartiere sembrano preoccupati. Una preoccupazione velata però dall’indifferenza e dalla curiosità. Una preoccupazione subito mitigata dalle rassicurazioni del guardiano del cantiere.
La casa crolla e il guardiano muore sotto le macerie. Sepolto
dalla sua buona fede, da un mondo che non gli appartiene.
Il crollo della casa rischia di provocare un’altra vittima: un bambino. Il bambino è La Speranza. Il crollo è stata la brusca fine di un gioco. Il monopattino rotto è la sua unica preoccupazione.
Il bambino è salvato grazie al provvidenziale intervento di Guillaume-Albert De Kostrowitsky: Apollinaire, che è La Poesia.
La Poesia salva La Speranza.
Poichè l’opinione pubblica va a caccia di colpe e colpevoli soltanto dopo il verificarsi di disastri, l’emozione ora è vivissima, nel nostro quartiere, nelle nostre case… Metafore.
(L. Lionello e A. Tannoia)