Il corpo del duce
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Introduzione
Il 29 aprile 1945, partigiani e popolo di Milano si danno appuntamento in piazzale Loreto per celebrare la morte del duce. Appeso per i piedi, il cadavere di Mussolini appare un simbolo della Resistenza vittoriosa.
Sinossi
Ma quel corpo straziato, vera e propria icona dell’intero regime, incarna anche l’orrore della guerra civile, oltre a una storia difficilmente proponibile come mito di fondazione dell’Italia nuova: trafugato dai neofascisti nel 1946, viene nascosto dalla Dc per undici anni, fino ad arrivare, solo nel 1957 alla tumulazione di Predappio.
È passato più di mezzo secolo dalla morte di Benito Mussolini. Ancora oggi migliaia di suoi sostenitori si recano in pellegrinaggio sulla sua tomba a Predappio.
Perché? Come mai anche da morto il corpo del duce continua ad attrarre così tanti seguaci?
Secondo Sergio Luzzatto, autore del libro Il corpo del duce (ediz. Einaudi) al quale questo film è ispirato, “l’Italia ha uno specifico corporale che ha a che fare con la religione dominante.
Il problema del carisma, del crisma, del cristo, l’unto. Che cos’ha un uomo di speciale? E chi gli ha dato quella roba che fatichiamo a definire, ma che si percepisce come speciale?”
Il duce si identificava fisicamente con il potere e il popolo si identificava fisicamente con il duce.
Ma Mussolini non ha soltanto incarnato il potere: lo ha recitato.
Il suo fascino però non è riconducibile unicamente al suo talento di attore; innumerevoli testimonianze segnalano la suggestione esercitata dal duce su quanti avevano il privilegio non solo di vederlo, ma di incontrarlo.
Le immagini ricorrenti del duce diffuse dal regime, il suo cranio rasato e liscio, l’elmetto calzato in testa come una blindatura, sono un insieme di segnali che appartengono anche alla sfera della sessualità.
Una sessualità fondata in egual misura su volontà di dominio e una mascolinità incessantemente evocata dalla propaganda di regime.
Dopo la fine del fascismo, le vicissitudini del corpo del duce si sono trascinate per anni, dando luogo a un culto alimentato dal mistero di dove fosse sepolto e dal divieto di commemorane la morte.
Subito dopo piazzale Loreto, per volere delle autorità, il cadavere di Mussolini viene tumulato in gran segreto in una fossa anonima nel cimitero maggiore di Milano.
Un anno dopo, nella notte del 23 aprile del ‘46, viene trafugato da un gruppo neofascista che ne reclama una sepoltura più degna.
Il cadavere viene recuperato dalla polizia, ma anziché essere seppellito, scompare di nuovo. Questa volta per ragion di Stato.
Le ultime immagini esistenti del corpo del duce sono quelle eseguite nella questura di Milano il 14 agosto del ‘46.
Il cadavere è rinchiuso in una cassa di sapone e ripiegato su se stesso.
Mussolini è ridotto ad una mummia irriconoscibile.
Questa stessa cassa viene occultata per dodici anni in un luogo di cui solo pochissime persone ai vertici dello Stato sono a conoscenza. L’enigma della salma di Mussolini va ad aggiungersi al mistero che avvolge le circostanze mai chiarite della sua morte.
Una vicenda che ha suscitato nell’immaginario degli italiani una curiosità che mezzo secolo di racconti non sono bastati ad appagare.
Questa è la storia di un corpo che anche da morto rimane un personaggio ingombrante, perché troppi italiani lo hanno adorato da vivo.
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