Rifrazioni di Violenza
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Rifrazioni di Violenza

8 cortometraggi

FEMINIST FRAMES è una rete internazionale di cineaste femministe che realizzano film indipendenti in un dialogo creativo con diverse discipline artistiche.

L’obiettivo di FEMINIST FRAMES è creare una rete di mutuo sostegno, co-creazione e condivisione di risorse, oltre a essere uno spazio di riflessione femminista sul lavoro cinematografico.

Durante le due ultime edizioni del Festival dei Popoli (Firenze, Italia), FEMINIST FRAMES ha curato un itinerario di proiezioni di film realizzati da registe, dedicati a temi femministi e militanti.

Nel luglio 2025, FF ha organizzato la sua prima Summer Residency di una settimana, a Gombola (Modena, Italia), con ospite speciale Claire Simon.

Durante questi incontri, FEMINIST FRAMES ha sperimentato metodologie di co-creazione e sostegno nella differenza.

Fanno parte di FEMINIST FRAMES: Güliz Sağlam, Soheila Javaheri, Elli Vassalou | The Post Collective, Mirra Markhaeva | The Post Collective, Lisa Çalan, Giulia Cosentino, Mariangela Ciccarello, Tuğba Yaşar, Claudia Tosi, Oliwia Tado, Rosa Barotsi, Margherita Monti, Valeria Weerasinghe, Chiara Caterina, Nagehan Uskan, Ahu Öztürk, Elif Yiğit, Ro Caminal, Geli Mademli, Ruken Ergüneş Özdemir, Sophia Farantatou.

Una parte del gruppo si era già riunita in precedenza nel corso del progetto triennale Purple Meridians (2020-2023), finanziato da Eurimages.

FEMINIST FRAMES è supportato dal progetto di ricerca IMFilm: Filmmaking Cultures Beyond the Industry (Finanziato da Unione Europea — NextGenerationEU), presso l’Università di Modena e Reggio Emilia.

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In Una Goccia 3

In una goccia

Regia di Valeria Weerasinghe

Divisa fra due culture, una ragazza cade in una giungla immaginaria per sfuggire dalla sua quotidianità

Incanto 2

L’incanto

Regia di Chiara Caterina

Le voci di cinque donne riempiono lo spazio sonoro del film tessendo i fili di una trama

Color Of The Stone 3

Color of the Stone

Regia di Tuğba Yaşar

Intrecciando il personale con il politico, questo film ripercorre come la memoria collettiva accesa dall'incendio dei villaggi curdi nella Turchia degli anni '90 si sia trasformata attraverso le generazioni, a partire da un album di famiglia.

Bitter September 2

Bitter September

Regia di Sophia Farantatou

Dopo l'omicidio dell'attivista LGBTQ greco-americano Zak Kostopoulos, la sua amica d'infanzia Sophia Farantatou torna in Grecia.

Msaytbeh 2

Msaytbeh, The Elevated Place

Regia di Rawane Nassif

Dopo vent'anni di assenza, Rawane Nassif torna a casa a Msaytbeh, Beirut.

rememberthemarch_still02

Remember The March

Regia di Güliz Sağlam

È sufficiente restare a casa per sopravvivere?

Bled El Siba 1

Bled el Siba (Rebel Land)

Regia di Ro Caminal

Bled el Siba è il nome dato in Marocco alle terre che non accettarono l’autorità del Sultano e, quindi, nemmeno quella dei colonizzatori. Un viaggio storico scandito dalla tradizione poetica femminile irzan.

Siseban

SÎSEBAN

Regia di Lisa Çalan

Una giovane donna è seduta da sola sul letto, tesa, arrabbiata e disperata. La sedia a rotelle che dovrebbe essere proprio accanto a lei è a un metro di distanza.

Sinossi

Nel novembre 2025 abbiamo organizzato un workshop al Festival dei Popoli di Firenze con la regista Isa Willinger, il cui documentario No Mercy (2025) – proiettato durante il festival – ripropone una provocatoria affermazione fatta un tempo da una delle più importanti registe del blocco orientale, Kira Muratova.

Secondo il racconto di Willinger, Muratova inizialmente pensava che l’idea che le donne realizzassero film diversi fosse una sciocchezza.

Ha cambiato idea dopo un viaggio al Festival Internazionale del Cinema Femminile di Créteil, dove ha notato che le donne realizzano film più crudeli.

Willinger chiede a una costellazione di alcune delle più importanti registe donne e non binarie di oggi di rispondere a questa provocazione: Ana Lily Amirpour, Catherine Breillat, Jackie Buet, Margit Czenki, Virginie Despentes, Alice Diop, Valie Export, Nina Menkes, Marzieh Meshkini, Mouly Surya, Céline Sciamma, Joey Soloway, Monika Treut e Apolline Traoré.

Le registe non sono d’accordo tra loro, così come noi.

Alcune rifiutano il discorso sulla differenza come una china scivolosa verso semplificazioni che possono essere pericolose e deterministiche; altre tracciano collegamenti tra la donna come posizione sociale e il desiderio di affrontare le violenze a cui è soggetta.

Le loro riflessioni e le nostre ci spingono a interrogare ulteriormente il nostro rapporto con la violenza.

La violenza può essere vista come uno specchio: da denunciare, analizzare, placare, usare come arma contro le ingiustizie più crudeli.

Riecheggia nelle trame banali della vita quotidiana in modi piccoli e grandi.

Ci intrappola in modi che forse non riusciamo a prevedere o riconoscere appieno.

Questa raccolta di film estende tale interrogativo sui molteplici angoli di incidenza attraverso i quali la violenza attraversa le nostre vite.

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