Camera oscura assume l’”indefinito” come principio estetico e come via per de-costruire il confine corpo.
Le due performer in scena giocano su due livelli: la presenza del corpo e l’impermanenza della visione.
La loro è una fusione amorosa, che non avviene se non attraverso la luce. Un toccare illusorio che esiste solo per chi guarda.
Lo spettatore è sollecitato a mettere a fuoco le immagini, senza mai davvero riuscirci.
E nel momento in cui l’occhio non basta, e l’esperienza della visione mette in crisi la psiche, la risposta diventa emotiva.
Quello che presento è un breve video tratto dalla performance.
It is a world that might exist in memory, in dreams, or, perhaps, in a parallel universe yet unvisited (…) the experience of visual confusion, when the psyche is momentarily derailed, is what frees us to respond emotionally. (Bill Armstrong, photographer)
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