Bisognava muoversi
4 tematiche - 31 cortometraggi- Argomenti
- Info rassegna
- Altre rassegne
- Parte 1
- Parte 2
- Parte 3
- Parte 4
Il cinema di Armando Ceste, Alberto Signetto e Alessandro Tannoia, visionari cinematografici inascoltati nella Torino dell’ultimo 900
Être en train
Riflessioni sulla genesi della violenza all’interno della famiglia.
Earth men lake - Dialoghi sulla produzione del film documentario
Un video-intervento sulla questione del cinema documentario in Italia, pensato come un film americano degli anni ’60.
, poi dopo - Un film di Lucio Lionello e Alessandro Tannoia
La frammentazione della vita dovuta al continuo ferimento della memoria.
Due o tre cose
“Un’anziana donna tibetana e Jean-Luc Godard parlano di sé e delle loro vicende. Un film sulla memoria personale, immagini di un passato autobiografico.
Un passato che non è morto, anzi non è neanche passato.
Una memoria di emozioni viste attraverso altre memorie di emozioni.
Ogni storia ogni vita ha un inizio, un centro e una fine, anche se non necessariamente in quest’ordine."
Ceste Armando
Vita da cane - Un film di Lucio Lionello e Alessandro Tannoia
La dura lotta per la sopravvivenza quotidiana di un disoccupato. Quando l’indigenza e la fame aguzzano l’ingegno. Il film ha partecipato al VII Festival Internazionale Cinema Giovani di Torino.
La Mole rovesciata
Due pellicole in video, una di 30′ e l’altra di 5′, compongono una video struttura ospitata al Flash Art Museum di Trevi per Aperto 95. Il progetto di Cliostraat con l’architetto Corrado Levi, diventa materia bidimensionale. Un’impronta urbana si trasforma in segno ottico-visivo destrutturato. La Mole senza la Mole.
I still have my hands
Un video cartoon elettromagnetico con la musica di Meredith Monk.
Riflessioni sullalluce
Il risultato della mortifera commistione tra gli orribili anni ’80 dell’agonizzante Prima Repubblica e i terrificanti prolegomeni al nulla culturale della Seconda che si avventa.
Una casa poco solida
Una casa in costruzione crolla e il guardiano del cantiere muore sotto le macerie. Il crollo rischia di provocare un’altra vittima: un bambino che si salva grazie al provvidenziale intervento di Guillaume Apollinaire. Di chi è la colpa? Chi risolverà il mistero?
L’ultimo nastro
Liberamente tratto da L’ultimo nastro di Krapp di Beckett, è la riflessione di un personaggio solo, alle prese con il proprio passato. Saranno le immagini della televisione e di un’impossibile trasmissione “sulla difficoltà di essere comunisti" a condurlo in questo viaggio della memoria tra storie personali e politiche.
Il cinema di Armando Ceste, Alberto Signetto e Alessandro Tannoia, visionari cinematografici inascoltati nella Torino dell’ultimo 900
Anna Karina - il volto della Nouvelle Vague
Anna Karina è stata l’icona della Nouvelle Vague, il volto fatto di bianchi e neri, lacrime e sorrisi, il primo piano degli anni ’60. Non è che oggi Anna Karina viva solo di ricordi, ma inevitabilmente tutto la riporta a quel periodo, un’epoca d’oro, una stagione che non ci sarà più, che la vide non solamente interprete, ma ispiratrice e protagonista in prima persona della nascita del cinema moderno.
Angelopoulos backstage
Sul set del film del grande regista greco “La sorgente del fiume" si alternano riprese a Salonicco e a Sidirocastro, a pochi chilometri dal confine con la Bulgaria, interviste ad Angelopoulos, all’attrice principale e ad alcuni tecnici che collaborano da anni alle realizzazioni del regista. Frammenti che ci danno qualche idea del modo di lavorare, del processo di costruzione di un film, delle relazioni di una troupe con il regista “direttore d’orchestra" di un’impegnativa opera corale.
Via Crucis
La band torinese dei Motel Connection interseca il cammino del poliedrico artista Nicus Lucà in una dissacrante performance sonoro-visiva all'Hollywood Club di Milano.
Punto fermo
Video-condensatore #1: una performance di Nicus Lucà
Pop Bomb
Video-condensatore #2: una performance di Nicus Lucà
Accord - Richard Nonas in Bossolasco
In un bianco e nero impastato e graffiante, che strizza l’occhio alla vecchia Leica Monochrom che Richard Nonas porta sempre al collo come fedele compagna di viaggio, il film documenta il lavoro dell’artista newyorkese invitato a Bossolasco per Sentè d’art da Filippo Fossati e Jennifer Bacon della Esso Gallery di New York.
Il cinema di Armando Ceste, Alberto Signetto e Alessandro Tannoia, visionari cinematografici inascoltati nella Torino dell’ultimo 900
Weltgenie
Una video-poesia tratta da Turin di Gottfried Benn, che racconta la follia di Nietzsche a Torino. Una carrellata all’indietro percorre lo stabilimento Fiat del Lingotto, ormai in disuso e non ancora trasformato in centro commerciale. Fantasmi e visioni appaiono e scompaiono, segni delle esperienze torinesi del filosofo tedesco.
Bagetto/Mazz-art
“Mazz-Art era un gruppo di artisti che faceva interventi e installazioni in una fabbrica abbandonata di vernici vicino ai Giardini Reali, mentre Claudio Bagetto suona a Collegno negli spazi dell’ex manicomio. Sono ritornato a fare film dopo anni, non per scelta, ma perché la mia vita è andata in un’altra direzione, ho fatto pubblicità, film per l’Iveco, con Braghin, Signetto e i cassaintegrati della Fiat. È stato il mio ritorno al cinema. Erano cambiate le tecnologie rispetto al periodo del CCM; ho ripreso quello che non era mai stato dimenticato nella mia memoria." Ceste Armando
OGR – Zona gialla
Documento in pellicola sulle Officine Grandi Riparazioni delle Ferrovie dello Stato, a Torino, in occasione della giornata di visita organizzata dall’Associazione Città Svelata. Ha partecipato a festival europei audiovisivi specializzati in urbanistica e architettura.
Città svelata, fiumi urbani
Tra marzo e luglio del ’97 un gruppo di lavoro coordinato da “Città Svelata" discende su gommoni il corso della Dora fino alla confluenza nel Po. Il lavoro di documentazione è stato elaborato e reso pubblico nell’intervento “Fiumi Urbani-Dora Virtuale", svoltosi nelle Ferriere in demolizione situate sopra il corso del fiume Dora.
Variazioni
In Tristano muore (Feltrinelli) Antonio Tabucchi scrive:"La musica è stata già tutta suonata, a noi non resta che introdurre variazioni."
Da qui il titolo del film, a significare che forse non ci troviamo nel migliore dei mondi possibili, l’attore introduce alcune variazioni, reagisce con la danza, il canto, la poesia alle immagini che parlano di temi caldi come la perdita del lavoro, le fabbriche dismesse, la crisi industriale, la cassa integrazione, i centri di detenzione per extracomunitari, il G8 di Genova, alternate con altre immagini tratte dal cinema di Dreyer.
Intermezzi sperimentali - Condensatori
I Condensatori racchiudono le riprese utilizzate nell’ambito del progetto Città Svelata. Con l’inserimento di citazioni di classici del cinema, nella forma di sottotitoli e prese sonore, trovano una collocazione televisiva come intermezzi inusuali.
Civico Garrone
Negli anni ’60, per fronteggiare l’emergenza casa seguita all’arrivo degli immigrati attirati dal lavoro alla Fiat, furono realizzate numerose case popolari in quartieri divenuti poi simboli di degrado. Il film documenta l’abbattimento di uno di questi palazzi nel quartiere di Mirafiori Sud, ma soprattutto ricostruisce – attraverso le testimonianze dirette dei residenti, degli ex sindaci di Torino Diego Novelli e Giovanni Porcellana, e con il supporto di giornali e filmati d’epoca – la vita delle famiglie che vi abitavano, la storia di un quartiere, l’epopea dell’immigrazione meridionale a Torino negli anni ’60.
Il cinema di Armando Ceste, Alberto Signetto e Alessandro Tannoia, visionari cinematografici inascoltati nella Torino dell’ultimo 900
Movimento
Il canale di Sicilia è diventato il più grande cimitero sottomarino del Mediterraneo.
Le stime più prudenti parlano di dodicimila morti annegati negli ultimi dieci anni sulle rotte tra l’Africa e le nostre coste meridionali."
Dove tutto è - Un film di Lucio Lionello e Alessandro Tannoia
Il tempo: il suo trascorrere e l’impossibilità di fermarlo. Il mondo “scontornato", a sé, di un giovane.
Cailloux
La fuga di Walter Benjamin dal nazismo ha come sua ultima e definitiva tappa Port Bou.
Via da qui
Pioggia, sole nuvole. Una periferia urbana. Qualcuno aspetta davanti ad un’automobile. Altrove un corteo di operai. Un’esplosione. Il ruggito della folla. Inizia un viaggio allucinato, che attraversa lo spazio ed il tempo.
Due ragazze si guardano attorno, leggono il giornale, entrano in un cinema.
Le luci del viaggio pulsano ipnotiche.
Erri De Luca dopo Genova - filastrocche sgangherate
“Cercavo un linguaggio alto, diverso da quello massmediologico della cronaca dei giornali e delle tv che aveva invaso i nostri occhi, cuori e cervelli in quei giorni del dopo Genova. Leggendo le filastrocche di Erri De Luca mi sono emozionato e riconosciuto in un linguaggio poetico, senz’altro di parte, ma che fa meditare." Ceste Armando
Senza tempo
“La solita storia. Chi ha il potere, chi non ce l’ha. Adesso, come sempre, vince il clero. Attenzione!" Tannoia Alessandro e Lionello Lucio
Finale di partita
Un viaggio in auto, in Finale di partita. Dal nero iniziale – dentro un garage – al viaggio verso luoghi periferici, piazze dedicate a militanti comunisti, superstrade e tunnel, l’immagine video che si presenta talmente forte da annullarsi e proporsi con tutto il calore della pellicola e comunque/sempre di un ultimo nastro col quale fare i conti. Il “finale di partita” riguarda l’omicidio Moro; i due uomini ne trasportano il cadavere fin sul luogo del ritrovamento.” Giuseppe Gariazzo sul numero 320 di «Cineforum»
Nella pancia del piroscafo - Piemontesi d’Argentina
Il regista ripercorre in prima persona, dopo cinquanta anni, il lungo viaggio della sua famiglia verso l’Argentina, dove è nato, all’interno dell’ultima ondata migratoria dei piemontesi nel 1948.
Sinossi
Bisognava Muoversi è una rassegna cinematografica dedicata ad Armando Ceste, Alberto Signetto e Alessandro Tannoia, tre registi che hanno operato a Torino nel mondo del cinema a cavallo tra gli anni ’80 e i primi anni 2000, in forme diverse e spesso molto personali.
Tutti e tre hanno avuto la capacità di irradiare energia creativa intorno a loro, non solo con le loro opere ma anche con la loro persona e con il loro agire sociale.
Tre personalità complesse che hanno vissuto in maniera intensa e creativa il periodo a cavallo del secolo e del millennio che è coinciso con i grandi mutamenti dalla città-fabbrica verso la città-non-si-sa-bene-cosa, mutamenti di cui sono stati, nel corso del tempo, interpreti, testimoni e vittime.
Questi tre registi appartenevano ad un’area culturale alternativa, avevano a diverso titolo legami con la politica dei movimenti, con l’underground e con le tendenze artistiche e creative che si muovevano in quegli anni a Torino, in Italia e all’estero.
Non erano naturalmente i soli in città, ma erano sicuramente tre figure simbolo.
Abbiamo avuto la sfortuna di perderli relativamente presto, a poca distanza l’uno dall’altro, nello stesso ordine in cui erano nati: prima Armando, poi Alberto e alla fine anche Alessandro, tra il 2009 e il 2014 e certamente questo è stato uno stimolo iniziale per una riflessione su di loro, prima presi singolarmente, poi provando a “metterli insieme”: in questa decade sono mancati anche altri amici e registi di quelle generazioni e di quell’ambiente torinese, penso ad esempio a Nicola Rondolino, che mi fa piacere ricordare, la cui filmografia ha meno appigli e punti di contatto con quella dei nostri tre, ma sicuramente era invece loro assai vicino dal punto di vista umano.
I tre erano, messi insieme, delle figure cinematograficamente pure, determinate ed esuberanti, come dimostrano anche le similitudini visive più estreme in alcuni film, realizzati in anni spesso diversi tra di loro.
Erano puri nel perseguire un’idea di cinema che doveva essere inderogabilmente la loro, alla quale tutti e tre hanno letteralmente dedicato la vita.
Determinati nel perseguire la loro idea assolutamente personale di cinema, nelle scelte da prendere e soprattutto in quelle da non prendere.
Esuberanti nel modo di essere, di apparire e di agire.
Signetto dopo i 30 anni ha iniziato ad avere una corporatura molto robusta e Tannoia anche prima. Erano considerati i due più grossi registi di Torino.
Ceste è sempre stato un bell’uomo, nell’accezione comune, cioè meno alto degli altri due, ma più longilineo, sempre sorridente. Come gli altri due, lo possiamo rivedere nelle foto in impermeabili neri di finta pelle o giù di lì, negli autunni torinesi dei primi anni novanta.
Avevano tutti e tre fama di scorbutici e di intolleranti, ma tutti e tre in realtà amavano svisceratamente la discussione, nella quale erano sì, sempre riottosi e intransigenti, verso le ingiustizie e ipocrisie del mondo, soprattutto della politica, di cui erano tutti e tre acuti critici, in quanto diversamente marxisti, eretici e non allineati.
Erano appassionati cinefili: se penso a due registi che li accomunino, che tutti e tre amavano certamente sopra molti altri, mi vengono in mente Jean-Luc Godard e Jonas Mekas.
Si conoscevano anche per questo, si stimavano reciprocamente e molto.
Ceste, Signetto e Tannoia erano tutti e tre dei dissidenti del mondo del cinema torinese, irriducibili e irrecuperabili ad una visione che non fosse consona alla loro a livello epidermico.
Per quanto autori in qualche modo prolifici, come si può vedere dalle loro filmografie, non hanno realizzato le grandi opere che avrebbero voluto e probabilmente potuto realizzare, conservando fino all’ultimo questa amarezza contro un sistema di cose nel quale, nonostante le loro diverse doti, difficilmente riuscivano a trovare spazi adeguati.
Anche per questo motivo abbiamo voluto omaggiarli con una rassegna che non vuole dire tutto su di loro, ma vuole cercare di dire qualcosa per prolungarne lo spirito, oltre che per proseguirne la memoria.