«Alberto e io ci siamo conosciuti nei primi anni Ottanta, alla Rai di Torino. Eravamo agli inizi. Mentre io me ne andavo a Roma come tanti, lui sceglieva di restare a Torino. L’ho ritrovato trent’anni dopo, quando sono tornata a Torino, e sono andata a una retrospettiva dei suoi lavori. In quei trent’anni lui aveva continuato con ostinazione a fare il suo cinema, ottenendo apprezzamenti nei festival internazionali. Eppure in Italia era pressoché uno sconosciuto. Un cineasta marginale. [ ] La sera della presentazione ero in sala. Davanti a tutti, in una sorta di pubblica confessione, ha dichiarato di sentirsi stremato per quella lunga lotta contro il mondo. Quella sera l’ho riscoperto, come persona e come artista. E ho capito il prezzo altissimo pagato per la sua coerenza».
Marilena Moretti
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