Walls and Borders
290 minuti, 72 episodi, 3 partiNel 2009 un film collettivo, l’ultimo per Armando Ceste che lo aveva concepito, contro i muri e i confini nei 20 anni dalla caduta del muro di Berlino.
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Nel 2009 un film collettivo, l’ultimo per Armando Ceste che lo aveva concepito, contro i muri e i confini nei 20 anni dalla caduta del muro di Berlino.
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Movimento
Il canale di Sicilia è diventato il più grande cimitero sottomarino del Mediterraneo.
Le stime più prudenti parlano di dodicimila morti annegati negli ultimi dieci anni sulle rotte tra l’Africa e le nostre coste meridionali."
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In Palestine 1
Una soggettiva della telecamera che si avvivina al muro in tre punti del suo percorso.
A Erez – Striscia di Gaza
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In Palestine 2
Come la porta di una prigione tra Gerusalemme e Ramallah.
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Pipì
Luglio 2003. Brasile. Un viaggio intenso.
Qui: entroterra dello Stato di Bahia. Povero.
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Benedetta fra le donne
In una strada di campagna, al tramonto, alcune donne pregano rivolte ad un’immagine sacra; al di là del muro l’idea di un mistero forse troppo difficile da afferrare.
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Romani Pativ
Durante la II Guerra Mondiale, due ragazze sono rinchiuse in un campo di concentramento, solo perché sono Rom.
Le ragazze decidono di fuggire e si ritrovano in una situazione paradossale.
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Distanze
Un giorno normale. Una spiaggia normale. E poi un bambino.
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Aziz
Aziz, vent’anni, da dieci in Italia. Sorriso stampato. Il suo sguardo disilluso, per una volta libero dall’oppressione quotidiana, ci fa capire, senza mediazioni, come il senso di appartenenza non si possa rinchiudere nella gabbia della burocrazia.
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Marciapiede
Festival di Cannes, tra realtà e immagine: una donna chiede l’elemosina sulla Croisette mentre accanto sfilano divi e festivalieri che non la degnano neanche di uno sguardo.
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Aspettando la luce
Un gruppo di Cinesi, chiusi in un luogo scuro, passano il tempo mangiando riso, ascoltando la radio, dormendo e sognando acqua che scende dall'alto, in attesa di rivedere, un giorno, la luce del giorno.
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Il muro della Thyssen-Krupp
Il muro silenzioso della fabbrica dei tedeschi.
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Alza il Tiro
“Alza il tiro" si urlava da bambini, quando si giocava a pallone sull'asfalto, ai più piccolini perché tirassero il pallone più in alto per superare la testa dei più grandi e spesso il pallone finiva fuori dal campo di gioco.
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Lo sceicco e le genti d’Abruzzo
Il 6 Agosto 2009 Mohammed Al-Dhakir III, un finto Sceicco, si reca a spese della produzione ad Alba Adriatica, una città del litorale abruzzese, per millantare investimenti immobiliari con lo scopo di incontrare gli amministratori locali.
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Halima
È il nome di una giovane donna marocchina che vive in Italia e che un giorno decide di attraversare il confine tra il passato e il futuro...
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Chaz
Andrea Chiarotti, detto Chaz, è il capitano della Nazionale di Ice Sledge Hockey.
Ha portato la squadra alle Paraolimpiadi 2006 e ora, dopo aver vinto europei e mondiali, si sono qualificati per le Paraolimpiadi di Vancouver 2010.
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Righi, Liberante
Johnson Righeira, al secolo Stefano Righi, diventato famoso insieme al “fratello" Michael con il celebre duo musicale Righeira negli anni’80, fu incarcerato a Padova nel 1993 in seguito ad una maxi retata della polizia.
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Il muro di Mary
Mary si costruisce un muro di terracotta per protegersi da qualcosa.
O per entraci dentro.
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Senza confini
Due studenti prendono coscienza delle barriere che li dividono.
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Niente
Un uomo chiunque alla ricerca di una via di fuga, avvolto dai suoi ricordi, dalle sue sensazioni, dai suoi ideali.
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…E gli alberi cominciano a strillare
Il film, contenuto nel progetto collettivo Walls and Borders, si propone di descrivere attraverso la tecnica del cut-up, alcuni aspetti del muro generazionale.
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Plexiglas
Un parco giochi nel quale al posto delle altalene è stata installata una rete metallica, per evitare l’interazione tra i bambini delle case popolari e i figli dei proprietari d’alloggio del palazzo di fronte.
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Dei mortali
L'umanità conduce la propria esistenza nella continua ricerca della longevità. La natura mortale é la molla che spinge l'individuo ad impegnarsi nella realizzazione di opere grandiose, a differenza dell'immortalità che, secondo un ragionamento per assurdo, porterebbe ad una noia esistenziale.
Nel 2009 un film collettivo, l’ultimo per Armando Ceste che lo aveva concepito, contro i muri e i confini nei 20 anni dalla caduta del muro di Berlino.
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Residui di guerra
Dopo la guerra dei Balcani, l’ultima del XX secolo in Europa, il film vuole essere un piccolo ma irriducibile manifesto contro ogni conflitto. Lo fa seguendo i gesti dei ragazzi, osservando i loro giochi e le loro avventure, ma anche i loro smarrimenti, le loro infermità, le loro morti. Davanti agli occhi di questi sopravissuti sta il futuro. A noi resta il compito di continuare a raccontarlo.
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Leo
Leo, ventenne appena uscito dal carcere, racconta la visione della sua fuga, tra memoria e improvvisazione, in un viaggio visionario nel paesaggio della sua pelle.
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Digli che ti vedi
Durante le riprese di un documentario, Pasquale, 18enne affetto da autismo, scopre la videocamera e l'immagine, forse di se, che questa rimanda.
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Cailloux
La fuga di Walter Benjamin dal nazismo ha come sua ultima e definitiva tappa Port Bou.
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Maya
Zena el Khalil è artista e scrittrice. Nata a Londra, vive e lavora a Beirut. Nei suoi lavori utilizza varie forme d’espressione: la pittura, la performance e l’installazione, con l’uso di differenti tecniche che includono anche il collage e la scrittura. La violenza e la guerra sono le principali tematiche che affronta; nelle sue opere i militari, donne e uomini, e i civili sono ornati con fiori di plastica, brillantini, soldatini giocattolo, tessuti, gioielli e altri oggetti raccolti a Beirut.
Accanto alle esposizioni in personali e collettive a livello internazionale, el Khalil è molto attiva nel promuovere e rappresentare gli artisti arabi in numerosi progetti culturali.
Durante l’invasione del Libano ad opera degli Israeliani nel 2006, l’artista ha aperto un blog (beirutupdate.blogspot.com) per raccontare questo “assedio" durato 33 giorni attraverso il suo sguardo personale e le testimonianze delle persone attorno a lei. Il blog ha ricevuto l’attenzione della stampa internazionale. Ha da poco pubblicato il suo primo libro, l’autobiografia “Beirut I love You."
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Episodio rurale
L’intreccio tra zone rurali e zone urbane si rafforza sempre più. Il racconto di Silvano Galfione, pastore e casaro del Pinerolese, documenta lo scontro tra lo spirito cittadino che va a riabitare la campagna e l’agricoltore che lavora la campagna. Il tanfo, le zanzare, gli inconvenienti naturali per l’agricoltore diventano elementi insopportabili per il “cittadino rurale".
Sul racconto di Galfione scorrono delle sequenze che mostrano alcuni brandelli di campagna Pinerolese attraversati dalla tangenziale. Muri e bordure di una “Rururbanizzazione".
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Quinto stato esiste, non appare, quindi non esiste!
Dialoghi telefonici tra cittadini-spettatori e politici locali sulla questione chiave dell’immigrazione straniera in Italia.
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Tie-break
Un giorno qualsiasi durante l'ora d'aria in un cortile del carcere delle Vallette a Torino. Una partita di pallavolo tra detenuti diventa sempre più imprevedibile.
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300 secondi dall’inizio
Tra i muri quello dei morti. I morti chiusi nel muro. Murati morti. Ordinati, uguali, indiscriminati. Quello che presentiamo è un documento raro. Un’anima bastarda di persona ignobile varca la soglia del riposo eterno, un angelo anziano l’accoglie ed è probabile che gli stia suggerendo qualcosa di molto importante che noi non riusciamo, da vivi, ad ascoltare. L’anima bastarda procede con il passo arrogante della sua esistenza fino al fondo del lungo corridoio, aprirà il portone che non doveva aprire e scomparirà oltre la soglia. L’anziano angelo lo aveva avvertito. Noi non possiamo capire.
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Sguardi capovolti
Il corto si interroga sul meccanismo della visione, il sistema stesso viene capovolto e rielaborato. Lo schermo diventa un passaggio per una visione biunivoca e speculare. Anche gli attori attendono che il pubblico li diverta e li coinvolga e, nel frattempo, vivono la loro esistenza filmica spiando e consci di essere guardati. In questo gioco dadaista, in un secondo livello, si aprono piccoli spazi comici e una non velata critica verso i reality e ai suoi fruitori.
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L’urlo
L’urlo di dolore col quale Angelo entra nella vita, costrettovi dall’egoismo degli adulti, gli rimane dentro indelebile.
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Nel loro mondo
Qualche giorno trascorso in un mondo a parte, separato dal nostro dal confine apparentemente insormontabile della disabilità. Ogni giorno, però, c'è chi quel confine lo varca, tracciando con la costanza un sentiero percorribile.
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Razza italica
Un’improvvisa azione teatrale su un tram in piena città. Due grotteschi personaggi si alternano nella lettura di leggi vecchie e nuove: il manifesto razzista del 1938, il pacchetto sicurezza del 2009. Mentre un pubblico variegato e sorpreso scopre inquietanti analogie, una migrante riflette sulla condizione dell’Italia attuale.
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Vratite se
Sarajevo, settembre 1998. Un ragazzo si avvicina alla città scendendo dalle colline, tempestate di tombe bianche. È un viaggio per ritornare, il suo; o forse è solo il desiderio che vive in un sogno.
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Un sasso nell’acqua
Diversi personaggi leggono e commentano, ognuno tradotta nella propria lingua madre e adattata alla propria situazione, la seguente frase dello psichiatra e filosofo martinicano Frantz Fanon:
"L’homme noir apprend à mépriser sa propre langue et culture et adopte celles de l’homme blanc… Il survit de la honte et de la culpabilité d’être noir en ressemblant autant que possible à l’homme blanc : il devient un homme noir qui porte un masque blanc... Lorsque, enfin, il découvre son état, il est trop tard. N’appartenant à aucune culture, l’homme noir a désormais perdu son identité, il ne lui reste que l’homme noir a désormais perdu son identité, il ne lui reste que l’humiliation et la haine de soi."
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Ruvido reverse
Chi non ha mai sognato di governare lo scorrere del tempo con un telecomando di un videoregistratore? Chi non ha mai sognato di velocizzarlo o rallentarlo, farlo andare avanti o indietro per raggiungere scopi che altrimenti non sarebbero possibili? Ruvido reverse è appunto un sogno, in cui l'uomo non è più succube dell'avanzare delle lancette ma bensì viceveresa.
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Stupro
La realtà di ogni singolo individuo è ormai invasa dal potere della tv che controlla e “globalizza" le menti a scapito dell’individualismo e della propria personalità. La televisione ha una funzione di alterazione della percezione della realtà, con l’obiettivo di sviluppare un mondo ricco, di un dilagante e appianante conformismo. Le tematiche sopracitate sono il significato dell’opera in questione, dal titolo “Stupro". Nel video lo stupro tra la tv e l’essere umano è rappresentato in maniera metaforicamente fisica, principalmente con suoni e rumori di scherno e pianto.
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Un orizzonte più grande
Una donna, a causa di circostanze fortuite, ritrova in un bivacco cittadino di sbandati, la figlia allontanatasi anni prima. La madre, Ivana, fa tutto ciò che è nelle sue possibilità per reinserire la figlia Mimì nel contesto sociale che più le è vicino: quello di una persona colta di medio reddito, in una grande città. Mimì sembra accettare docilmente questo cambio di regime e, per un certo tempo, vi aderisce nell’aspetto, nell’atteggiamento generale e nell’accettare di lavorare. Ma la mitezza di Mimì cela solo la curiosità di sperimentare fino a dove la porterà questo “salvataggio" materno; una volta che ha giudicato finito l’esperimento, la ragazza tornerà nell’ambiente randagio cui sente di appartenere, totalmente separato da quello della madre, seppure nella stessa città, fisicamente prossimo. Ciascuna nel suo recinto, o nel proprio appartamento, sembra sapere che questa separazione ha ormai carattere definitivo.
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Marrobbio
Architetture industriali: simbolo di un lavoro che non c’è più e per tanti illusione di un’altra esistenza. Un moderno cantastorie nelle vesti di un disegnatore di muri racconta per immagini il viaggio della vita: un bambino nasce, cresce, incontra la guerra, l’amore, nasce altra vita, parte per il Viaggio, diventa fantasma. Maschere, incubi nei sogni di un’umanità troppo spesso indifferente e dimentica dei propri orrori.
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Shalom
In mezzo al deserto, un checkpoint israeliano. Due giovani palestinesi, un ragazzo e la sorella, cercano di oltrepassarlo ma con scarso successo.
Poco distante, un soldato israeliano osserva la scena, senza intervenire.
La sera stessa, il soldato israeliano beve alcol in un bar, è solo, ha l’aria triste e sta ripensando a quello a cui aveva assistito. Improvvisamente, un ragazzino entra nel bar e gli consegna un biglietto. Il soldato lo legge ed il suo volto si distende, l’espressione cambia in un tentativo di sorriso.
Il soldato raggiunge il molo, accende la barca a motore e prende il largo, allontanandosi per diverse miglia dalla terraferma. Il motoscafo solca le onde verso l’orizzonte, finché non raggiunge una piccola barca a remi, ferma in mezzo al mare e con a bordo i due giovani palestinesi.
Le due barche arrivano a toccarsi, il ragazzo palestinese aiuta la sorella a trasbordare nell’altra barca, poi afferra i remi e torna verso la terraferma, mentre il soldato israeliano abbraccia la ragazza palestinese e la bacia appassionatamente.
La loro storia d’amore è possibile laddove non esistono muri e confini… è possibile solo in mezzo al mare.
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Tijuana
A Tijuana il y a la frontière. Ici on l’appelle « la ligne ».
In Tijuana there’s a border. Here it’s known as The Line.
A Tijuana c’è un confine. È conosciuto come "La Linea".
Nel 2009 un film collettivo, l’ultimo per Armando Ceste che lo aveva concepito, contro i muri e i confini nei 20 anni dalla caduta del muro di Berlino.
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Macchie
MACCHIE è un viaggio. Da Baghdad a Chernobyl, passando per Kabul, Beirut e la Bosnia. Una storia accompagnata dagli accordi di una chitarra acustica e segnata dai luoghi, cruciali di un confine invisibile, tra guerra e pace, violenza e contaminazione. Tra parte oscura e illuminata.
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Le mura di casa
Una donna affida il suo segreto ad un uomo. Una ferita inguaribile, che, grazie all’ascolto, a volte brucia un po’ meno.

Sara
Con un vecchio motorino bianco e una cassetta di legno piena di sacchi della spesa, Sara come ogni giorno, fa il giro degli anziani a cui consegna la spesa a domicilio.
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Vis-à-vis-e (excerpt)
Arms of salvation or bars of restraint, spiritual barricades or release valves, passageways to sublime or jaws of repression, travel checkpoints or thresholds of transcendence, feeding hands or deliverance limiters, walls against escapism or delimiting borders. Arms and bars control passages.
Braccia di salvezza o sbarre di contenimento, barricate spirituali o valvole di sicurezza, sentieri verso il sublime o fauci della repressione, dogana passeggeri o soglia di trascendenza, mani che nutrono o limitano la liberazione, muri contro l'evasione dalla realtà o confini delimitanti. Braccia e sbarre controllano i passaggi.
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Love Conquers Mountains
La soggettiva di un attraversamento. Un percorso esteriore e assieme interiore, in chiave impressionista.
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048 Esenzione ticket malati oncologici
Il video è la sintesi di un lunga intervista che Luana Rovini mi ha rilasciato, prima della sua morte avvenuta nell’aprile del 2009, sulla sua esperienza di malata terminale di cancro.
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C’erano un indiano, un’inglese e una francese…
In una città apparentemente senza confini tre giovani di tre nazionalità diverse si incontrano, o si inseguono, senza incontrarsi mai. Sunil arriva da Bangalore per partecipare alla Biennale Democrazia. Ha un’ associazione no-profit che si occupa di aggiornare le leggi relative alla proprietà intellettuale e le nuove tecnologie. Marcia è inglese, vive a Torino e lavora per la rivista che ha invitato Sunil. Sabine è amica di Sunil e Marcia, è francese, è un’artista e pur non incontrando mai gli amici, riesce sempre, a suo modo, ad essere presente.
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Riflessi
Al tavolino di un bar Claudia discute animatamente con la sua amica Sofia. Cerca di farle capire i suoi pensieri, il perché della sua indignazione, la sua voglia di fare qualcosa per aiutare chi, lontano dal loro ambiente quotidiano, ha veramente bisogno. Il suo mondo, di fronte ai problemi del resto del mondo, le sta stretto. A nulla valgono le parole di Sofia e il suo tentativo di spiegarle che non può certo essere lei a cambiare le cose. Due punti di vista, due pensieri che a volte possono coesistere all’interno di ognuno di noi, sono qui mostrati nella loro dialettica, nello scontro amichevole tra due ragazze qualunque.
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Sogni
I sogni degli zingari: un progetto di ‘documentazione videoartistica’ avviato all’interno del campo nomadi di V. Germagnano a Torino.
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Memoria di parte
L’ultima lettera alla fidanzata di Bruno Cibrario (nome di battaglia Nebiolo), partigiano comunista fucilato a 21 anni contro il muro del Poligono di Tiro del Martinetto a Torino.
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Legata
Lori dorme inquieta: uno stato di inerzia la tiene trattenuta...
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Progetto Paskaran
Intervista a Somasundaram Paskaran, sopravvissuto alla guerra civile nello Sri Lanka.
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Durante la costruzione della grande muraglia
Il titolo è (quasi) uguale a quello di un gruppo di racconti di Franz Kafka. È soltanto di questo, e della vertigine di enormità dell’opera che qui viene evocata, che, per questo filmato, gli sono debitore. Per il fatto che sia esistito, invece, la mia gratitudine resta sempre infinita.
Le immagini provengono dal passato, dal mio passato. Sono state riprese quarant’anni fa, con una otto millimetri, e costituiscono il primo film che mi sia capitato di girare. Era l’estate del 1968, in Tanzania, e lavoravo come volontario in un cantiere per la costruzione di un ospedale. Quando il guidatore del camion che trasportava i mattoni al cantiere si ammalò, venni promosso da manovale ad autista. Fu così che mi capitò di arrivare alla mattonaia e affacciarmi su questo girone infernale: corse nella calura africana, con più di dieci chili di fango sulle braccia, corse tra muri di mattoni ad asciugare al sole, corse per riuscire a produrre un cottimo sufficiente a sbarcare una misera giornata, corse cantando inni al Signore, corse nel fango, corse nella polvere, corse nel fumo, corse, e ancora corse. Avevo una cinepresa e, invece di usarla per riprendere gli animali della savana, decisi di utilizzare tutte le poche bobine di pellicola di cui disponevo per raccontare queste corse. Il film mi servì poi per fare qualche spettacolo teatrale e per passare qualche esame alla facoltà di Architettura.
La storia che viene narrata dalla voce fuori campo è una storia vera in tutti i suoi dettagli, ed è facilmente riconoscibile anche se nel film non vengono esplicitati, né il luogo, né il tempo, né il personaggio. Il luogo è la Cina, il tempo è il III secolo a.c., e il personaggio è Ying Zhèng, signore di Qin. Questi, dopo avere sottomesso tutti i regni vicini, ordina che da allora lo si chiami Qin Shi Huang, primo imperatore della dinastia Qin, primo imperatore della Cina. Lui inizia la muraglia, lui ordina il rogo di tutti i libri e l’interramento di 46 eruditi, lui si fa costruire l’esercito di terracotta che, riesumato, viene oggi mandato in tournée per i musei del mondo.
Tuttavia è ancora vivo in noi il ricordo (risale solo alla fine del secolo appena concluso) di eserciti che bruciavano libri e costruivano muraglie. E oggi vediamo il nostro popolo costruire muri nel mare e tingerli di sangue. La verità di questa storia, quindi, non è legata né a un tempo, né a un luogo, né a un personaggio.
Jorge Louis Borges, nel primo capitolo di Altre inquisizioni, si sofferma a considerare il personaggio Qin Shi Huang e la relazione tra i due eventi chiave della sua vita, apparentemente contraddittori: la costruzione della muraglia, a difesa di territorio e cultura, e il rogo dei libri, a cancellazione di passato e cultura (dell’esercito di terracotta ancora B. non conosceva l’esistenza). Da questo scritto ho tratto il pensiero che Borges immagina possa essere passato nella mente dell’imperatore prima della sua morte: “ Gli uomini amano il passato e contro codesto amore non posso nulla, e nulla possono i miei carnefici, ma un giorno verrà un uomo che avrà il mio stesso sentire, e costui distruggerà la mia muraglia, come io ho distrutto i libri, cancellerà la memoria di me e sarà la mia ombra e il mio specchio, e non lo saprà".
I tamburi di fondo li ho registrati nel 1973 in un villaggio del nord dello Zaire, sulle rive del fiume Ubanghi. Il popolo dei Lokele, che abita questa regione è famoso per i suoi tamburi. Per loro tramite infatti essi riescono a parlare e a comunicare a distanza superando la barriera visiva costituita dalla foresta. Non è un codice quello che viene usato, come potrebbe essere il nostro Morse, ma una vera e propria riproduzione tonale della parola. Anche qui parole e barriere. Anche se qui le parole non vengono bruciate, ma rilanciate, e le barriere vengono penetrate. Sembra che il tema generale di questo film si rincorra da solo, senza volerlo, in modi strani. Il brano che ho usato da ambiente (l’8 mm. di partenza è muto) non riproduce però un discorso fatto con i tamburi, e nemmeno un momento intenso di musica, ma quella fase in cui tutti si cominciano a radunare, la gente chiacchiera, i tamburi si scaldano e la festa sta per cominciare.
Un po’ come mi piacerebbe fosse questo nostro film.
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Mediterraneo
I due “dubbi", espressi graficamente in caratteri dell’alfabeto latino e arabo e che rappresentano le due sponde del Mediterraneo con le loro due culture, a seconda della loro posizione possono formare un nastro della consapevolezza nero, simbolo di lutto, o un cuore come appare nel finale del video. Tutto dipende dal punto di vista da cui li si osserva e, anche, dalla loro relativa posizione essendo in movimento. È una questione di prospettiva.
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Detenzione domiciliare
La volontà di raccogliere, da una persona che molto ha vissuto, viaggiato, combattuto e sofferto, elementi di esperienza sui “muri". Quelli veri, che vengono dopo – e prima – di quelli metaforici. Le prigioni. Le nostre barriere culturali. Storicamente a danno dell’elemento femminile. Marginalizzato un tempo e ora. Dentro e fuori dalle galere e dai limiti sociali. Raccontati da chi è costretto in una casa che ama, ma che non può abbandonare. E, attraverso l’uso dello split screen, la descrizione di un prisma di esperienze e sofferenza, nella sua gestualità, con il codice interpretativo della comunicazione, analogica e numerica, come segno distintivo di una vita spesa verso una dimensione ideale.
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L’amore fermo
Contro il muro assolato dell'ex-ospedale psichiatrico di San Salvi, a Firenze, si muovono le ombre di alberi fuori campo, mentre una voce duplice - ha in sé come un'eco - ripete parole scritte da una paziente lì ricoverata negli anni Sessanta.
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Sessanta per cento
Il cortometraggio è liberamente ispirato ad alcuni estratti del libro di Barbara Garlaschelli “FRAMMENTI. STORIE DA UN FORTINO DI PERIFERIA", Editore Moby Dick (collana “I saggi Moby Dick"), da cui sono stati reinterpretati frammenti dell’intervista a Matteo, uno dei pazienti del centro psico sociale di Milano.
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No wall
Nessun muro, un uomo ed un muro in un rito ancestrale fatto di lotta, pianto, preghiera, bende, morte.
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Oltre l’inganno
Seguendo schemi spesso uguali il potere si oppone alle istanze di pace, libertà e difesa dei più deboli. Le politiche più sanguinarie e incivili sono giustificate da falsi stereotipi e menzogne. Chi, come Giuseppe Pinelli e Roberto Franceschi, è stato ucciso perché si batteva contro le forme di discriminazione e per il rispetto degli uomini continua a dare coraggio e stimoli positivi anche nei periodi più bui della storia.
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Clandestino
Il clandestino è un outsider che sta in una zona di confine spaziale legislativo e culturale. Il clandestino non esiste, ma (ci) (ri)guarda tutti.
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L’ignoranza dei preconcetti
Una barbona riceve da una nigeriana un gesto di solidarietà. L’extracomunitaria le offre un piatto, del cibo che ha appena cucinato per sé e la sua famiglia. La barbona, nonostante il suo stato di bisogno, non si fida di ciò che è nel piatto, ne annusa il sapore ma nulla di più. I preconcetti nei confronti del “non conosciuto" sono evidentemente più forti della stessa fame. Depone il piatto in terra e, dimenticandosene, riprende la propria questua. Ma ad un tratto qualcuno, distrattamente, colpisce con un calcio il piatto. Il gesto richiama l’attenzione della donna sul piatto e sul suo contenuto, suscitando la curiosità della donna che decide di provare il sapore di quello strano miscuglio. Dopo alcuni bocconi si rende conto che il cibo è buono, anzi buonissimo. La donna africana, con un piccolo gesto di solidarietà, e la barbona con un piccolo sforzo, hanno, almeno per un attimo, abbattuto uno dei muri più grandi, quello della diffidenza.
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The future is written
Mostar.. Il vento torrido spazza le strade deserte. Alcuni gatti randagi lottano per il dominio della spazzatura. Credo che dovremmo iniziare a chiederci cosa lasceremo in eredità ai posteri.
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Voci - ...non luoghi come un ex manicomio...
A trent'anni dalla legge Basaglia il nostro filmato vuole raccontare l'esperienza di un tempo che sembra ritornare.
La chiusura del manicomio di Novara significò, allora, la fine di un luogo tragico e desolato che, con il suo clima di violenza e di sopraffazione, con la sua totale frustrazione dei bisogni elementari, con le sue condizioni di vita spesso inumane, invece di curare, paradossalmente, creava patologia.
Il nostro breve documentario “passa" attraverso vecchi corridoi, stanze abbandonate, oggetti ritrovati che, grazie alle voci delle cartelle cliniche di allora, riportano alla memoria sofferenze mai dimenticate.
La chiusura del manicomio fu dunque un atto di coraggio che nasceva da un’atmosfera, a quel tempo diffusa, di attenzione e di difesa nei confronti dei deboli, dei folli, dei diversi. Un’atmosfera ben lontana dalla cultura di oggi che si sta rivelando sempre più sensibile ai rapporti di forza piuttosto che ai rapporti di sostegno, pronta ad emarginare, per timore, chi, con la sua follia, ci ricorda inevitabilmente che le sue emozioni, i suoi desideri, i suoi pensieri, le sue paure sono in fondo le emozioni, i desideri, i pensieri e le paure che vivono nelle regioni più profonde del nostro cuore e della nostra mente.
E’ per questo che riteniamo opportuno ricordare, ancora una volta, il manicomio, luogo di reclusione e di sofferenza un tempo, tragica metafora della esclusione oggi.
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Antica sostanza per nuove forme
La contemporanea Interpretazione di alcuni concetti chiave dell’Hagakure (ovvero il codice dei Samurai), elaborata da un praticante di Parkour, la disciplina metropolitana il cui scopo è spostarsi nel modo più efficiente possibile superando ostacoli e tracciando percorsi che appaiono impossibili.
Sinossi
Rassegna cinematografica basata sul lungo film costituito di brevi cortometraggi, sul tema omonimo del titolo, muri e confini. che viene riproposta in streaming da International Help Onlus per il 10 anniversario dall’uscita originale.
Fortemente voluta da Armando Ceste, fu praticamente la sua ultima “opera”, che non riuscì a vedere, il suo ultimo film collettivo come tanti ne aveva realizzati e fomentati nella sua vita.
Una anticipazione acuta dei problemi che stavano inziando ad attraversare la nostra società, la cui attualità a dieci anni dall’uscita originale è assolutamente evidente a partire dal titolo, che non ha bisogno di sottotitoli.
Walls and Borders, muri e confini che vanno forse abbattuti anche e soprattutto culturalmente, nell’immaginario delle persone.
E il cinema diventa qui, cortometraggio dopo cortometraggio, il luogo in cui muri e confini vengono mano a mano mostrati, denunciati e abbattuti.
Un concept film collettivo a favore di International Help Onlus.
290′